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Visualizzazione dei post da aprile, 2020
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Gj ëmbi e Nuses   Calicotome spinosa [Sparzio spinoso - Ginestra spinosa] Era tradizione, presso alcune comunità arbëreshë della presila greca e pure in altre limitrofe, non albanofone, che l'ultimo giorno del mese di Aprile ( Prìll , in lingua arb ë reshe), il pretendente, per rivelare il suo amore verso l’innamorata, ponesse, intorno la mezzanotte, un ramo di Sparzio spinoso, questo arbusto viene chiamato anche Ginestra spinosa ( Calicotome spinosa ), in arbëresh, Gjëmb (Spino), sul davanzale della finestra dell'amata. Tale fronda, spinosa e intricata di fiori gialli, veniva chiamata Gj ëmbi Nuses (Ramo della Sposa). Non ha importanza se questa particolare usanza appartenga originariamente alla tradizione calabrese o a quella arb ë reshe, poiché un gesto d’amore, di qualsiasi tipo, non ha una “nazionalità, in quanto è un nobile atto umano! Pertanto, chi vuole, può porre, virtualmente, lo Sparzio spinoso ( Gj ë mbin e Nuses ) a qualsiasi persona, alla q
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L'assedio   Parte Seconda                        S ono trascorsi 50 giorni da quando, pur non essendo sul piede di guerra, vivo in uno stato d’assedio, e, quindi, sotto scacco , da un nemico che so che esiste, ma non riesco a vedere, però, il dolore degli altri si, e in ogni luogo! Pertanto, ho paura, che l’avversario si trovi ovunque! Abbiamo tutti timore, che si trovi dappertutto, incosciente chi non lo è! È vero che alcuni romanzi, uno è del 1981 e scritto da Dean Koontz, intitolato The Eyes of Darkness, del quale, tanto si parla, in questo periodo, per le sue profetiche rivelazioni, e L’ultimo degli uomini di Margaret Atwood, pubblicato nel 2003, e pure dei film,   tra cui , il   celebre Virus letale di Wolfgang Petersen, uscito nel 1995, avevano, in un certo senso, previsto una nuova catastrofica peste, però nessuno mai pensava di vivere esattamente una situazione analoga.  La finzione e la realtà, questa volta, sono in “equilibrio”, nel sen
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Nel Momento Magico dell'Ora Blu L’ Heure Bleue, Ora Blu in italiano e in inglese Blue Hour è quel particolare momento dell’inizio del giorno, che, più o meno, corrisponde alla aurora e la sera al crepuscolo inoltrato.  È un magico momento poetico , ancor più per un fotografo o per chi è un semplice appassionato cacciatore di immagini. Se colto benerestituisce un’atmosfera di pura bellezza e alcune fotografie, quindi scritte con la luce, come quelle di un celebre fotografo su Venezia, addirittura di Rara Bellezza !  E anche tanti pittori si sono prodigati a restituire nelle loro opere questa particolare situazione tra luce e buio e chissà se il Blue di Yves Klein non è proprio il tentativo di cogliere tale tonalità? Comunque, per fruire è godere la bellezza della  Heure Bleue non è necessario essere pittori o fotografi o altro ancora, basta semplicemente scrutare e quindi ci si deve fermare a osservare attentamente con curiosità e stupore , e, oltre a quest’
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Elogio alle curiosità inutili A Luis Sepùlveda, Poeta dello stupore A ppena ho incrociato la scena, nella quale la tenera fanciulla, vestita con un costume tradizionale arb ëreshe, durante la manifestazione della Vallja a Civita, si piega e volge la testa, verso la sua destra, per guardare chissà chi o che cosa? Non ho potuto fare a meno di scattare, anche perché amo le istantanee, e quindi mi piace riprendere le effimere spontanee composizioni. Nel rivedere l’immagine, mi sono subito ricordato dello straordinario album di Bob Dylan, pubblicato nel 1978 e intitolato Street Legal , dove, sulla copertina vi è lui, che gira, però, la testa verso la sua sinistra. E tutte le volte che guardo questa foto, in questo caso è un’autentica fotografia, scritta con la luce, quindi non digitale, come la mia, che è una semplice immagine, ancora, dopo tanti anni dall’uscita di questo disco, mi chiedo perché Bob Dylan guardava da quella parte? Stava aspettando un taxi, opp
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Dridhini valle me haré Intrecciate ridde con gioia “…g ëzoi dita e kálthërëz                                                                                               “…gioì il cielo azzurro                      vallevét’ kopilevet…”*                                                                                               ai balli in girotondo delle ragazze…”             Girolamo de Rada                                                                                                                        Girolamo De Rada E ra alla fine della prima metà degli Settanta, erano altri tempi, ero un ragazzino, la prima volta, che mi trovai, prima a Frascineto ( Frasnita in lingua arbëreshe) e poi a Civita ( Çifti ), paesi situati ai piedi del massiccio del Pollino sul versante calabrese. Era il pomeriggio di Martedì di Pasqua, proprio come oggi e, più o meno, a quest’ora, che sto scrivendo. E, nei rispettivi centri storici di questi due centri urbani arbëresh
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Gàvatjel a me  Spar ëngjë, Mëráj e Gjizë Cavatelli con Asparagi, Finocchietto e Ricotta I n alcuni luoghi del Mediterraneo, dove mi sono trovato il giorno del Sabato Santo, tra le varie pietanze proposte, a cena, erano sempre presenti gli asparagi, solitamente accoppiati con uova e, nella maggior parte dei casi, si trattava di frittate, cucinate nei più svariati modi. Quella che voglio proporre è una ricetta reinventata, utilizzando tre ingredienti, che si consumavano e ancora è così, in questo determinato periodo dell’anno, nelle varie comunità arb ë resh ë della presila greca e non solo, ossia, non a caso, gli asparagi selvatici, il finocchietto selvatico e la ricotta fresca.  Gàvatjel a me Spar ëngjë, Mëráj e Gjizë Cavatelli con Asparagi, Finocchietto e Ricotta INGREDIENTI PER QUATTRO PERSONE 540 gr Gàvatjela (Cavatelli di solo farina e acqua) 250 gr Sparëngjë të ègëra (Asparagi selvatici) 100 gr Mëráj të égër (Finocchietto selvatico) 1 Qèp ë e bàr